Fra le maggiori sofferenze che si incontrano nella propria esistenza e che ostacolano una piena realizzazione personale, è il rimanere intrappolati da dinamiche disfunzionali o traumatiche vissute all’interno della propria famiglia di origine.
Vastissima è la letteratura che tratta del trauma e delle sue conseguenze, ma senza entrare specificamente in questo ambito, esistono realtà sottovalutate, esperienze che possono definirsi “particolarmente comuni” che vanno a minare la vita psichica. E questo può accadere anche se il genitore agisce con le migliori delle intenzioni.
La famiglia può ad esempio trasmettere in modo del tutto inconscio antiche dinamiche fatte di miti, segreti, triangolazioni non elaborate, traumi personali. Situazioni, anche minime, che si andranno a ripercuotere nelle generazioni future e a riprodursi, qualunque siano i consapevoli desideri di fare altrimenti.
L’elenco delle insidie nascoste negli atteggiamenti genitoriali è lunghissimo: eccesso di protezione, mancanza di ascolto, di validazione, di considerazione, manipolazioni, aspettative, squalifiche, invasioni di confini, ansie, gelosie, paragoni, giudizi, timori, anaffettività, separazioni, inversioni di ruolo…
Queste e altre sono tutte condotte che si possono combinare in vario modo e in ambienti diversi rendendo ogni esperienza unica e peculiare. Ciò che le accomuna è l’ignorare i bisogni più profondi dei propri figli.
Come conseguenza si potrebbero sviluppare sintomi evidenti quali ansia, angoscia, paura, tristezza e la sensazione di essere inadeguato.
Quindi, se chi avrebbe dovuto guidarci e prendersi cura di noi, non ha riconosciuto le nostre necessità emotive e affettive, subiremo delle ferite con il loro ineluttabile peso.
La percezione sarà quella di essere invisibili, inesistenti, di non avere il diritto ai propri sentimenti o, peggio, quella di provare un senso di indegnità che può riversarsi sulle relazioni e trasmettersi anche a livello trans generazionale.
Ma fino a quando? Si può mantenere una sorta di rancore duro da elaborare?
Nulla del nostro trascorso può essere cancellato, ma possiamo farne oggetto di attenzione costante e di un lavoro di emancipazione. Quello che si è affrontato può tramutarsi in consapevolezza.
Liberarsi dalla massa indifferenziata dell’Io famigliare, sovraccarico e solidificato, presuppone di scoprire il proprio funzionamento mentale e cogliere il blocco che le convinzioni e i comportamenti genitoriali hanno contribuito a generare.
Arriva il momento in cui è necessario fare “il lutto” per ciò che non c’è stato (i genitori desiderati, un determinato tipo di infanzia, un Sé amato in un certo modo) e uscire dal ruolo di vittima e dal bisogno di rivendicazione.
Se si toglie ogni filtro e si disvelano i meccanismi, si acquisisce uno sguardo nuovo capace di far recuperare una autentica identità e individualità senza consegnare parte della propria vita nelle mani di chi mi ha fatto del male.
Essere padroni della propria esistenza occupando un posto nel mondo, significa porsi come personaggi centrali del proprio essere, in grado di prendere coscienza degli accadimenti del passato e di affrancarsene.
Continuare a pensarsi come indifesi rispetto a ciò che si è vissuto non serve, potrebbe addirittura diventare un riparo, un alibi per entrare nel ruolo di vittima e giustificare uno scarso impegno.
Durante un percorso terapeutico si possono analizzare le proprie dinamiche e accedere a risorse interiori messe a dura prova da atteggiamenti disfunzionali e talvolta distruttivi.
Si può andare oltre e modificare il modo di vedere il reale e di leggere le situazioni.
Il primo atto è ridimensionare i genitori nel loro potere e vederli nei loro limiti e contraddizioni, riconoscerli come persone a loro volta condizionate da fantasmi e visioni distorte, turbati da traumi e vissuti non elaborati.
Si è figli per sempre anche della propria storia, ma si può procedere da adulti nella complessità delle relazioni umane modificando il proprio essere con nuovi apprendimenti e identificazioni grazie a contesti più stabili e accoglienti che si possono incontrare in ogni percorso di vita.