Dott.ssa Anna Bernardi
Una delle richieste di aiuto che molto spesso una psicoterapeuta si trova ad accogliere nei propri studi è quella incentrata sul tema dell’amore. Pur non escludendo che talvolta a presentarsi siano degli uomini, per la maggior parte si tratta di donne.
Non esiste un’unica tipologia di male d’amore ma questa sofferenza si manifesta in una varietà di situazioni in cui fattori comuni sembrano essere un modo peculiare, talora nebbioso, di concepire l’amore e il non aver risolto alcuni nodi che permettono di conoscere più profondamente se stessi e gli altri.
In primo piano troviamo la richiesta di aiuto che porta alla base il concetto “Ti voglio ad ogni costo”.
Voler stare insieme a una persona a qualsiasi prezzo, è una condizione di amore a senso unico in cui il “lui” che si insegue è sfuggente, irraggiungibile. È una sorta di ossessione che domina i pensieri della donna tutta protesa a immaginare cosa l’altro faccia, a ipotizzare come agire, cosa dire in un eventuale incontro, cercare spiegazioni creando ogni sorta di congetture per interpretare mezze parole pronunciate o analizzare comportamenti del tutto irrilevanti o casuali. Talvolta, come oggi succede sovente durante le sedute, vengono letti al terapeuta i messaggi ricevuti dal partner alla ricerca di significati, sfumature, supposizioni su cosa possano comunicare.
Nonostante la donna capti più e più segnali di non corrispondenza da parte dell’altro non riesce a guardare in faccia la realtà anche a rischio di sembrare farsesca, esagerata, talora patetica e imbarazzante. Sembra di essere ostaggio di un sentimento del quale non si può e non si vuole farne a meno. Si fa fatica a considerare il rapporto nella sua attualità e concretezza, ma ci si nutre di fantasie legate a come potrebbe essere la relazione se il partner cambiasse.
Di fronte a comportamenti non chiari (lui si avvicina, si allontana, dice parole gentili poi scostanti, sembra attratto e subito dopo si ritrae), pur vivendo fortemente questa ambivalenza non ci si arresta, (anzi!) diventa ancora più tenace l’dea di doversi incontrare per chiarire, farsi ascoltare per convincere l’altro delle nostre ragioni e dei suoi errori.
Si assiste a una perdita di capacità critica relativa a sé, alla situazione, all’altro e anche i momenti di lucidità che pure appaiono, vengono ben presto assorbiti dalla convinzione che solo l’altro potrà appagare le proprie necessità.
La descrizione della personalità di chi si ostina a perseguire questo tipo di amore è certamente quella di una donna (ma naturalmente tutto ciò può manifestarsi anche negli uomini) con tratti di fragilità e dipendenza, che cerca il proprio benessere al di fuori di sé.
Non interrompe la frequentazione con il o la partener ai ripetuti segnali di disagio o meglio non appena si accorge che i propri sentimenti non vengono corrisposti. Quello che farebbe qualsiasi persona dotata di equilibrio sarebbe ravvisare che quel qualcuno non fa per noi e quindi andrebbe allontanato. Diventa invece la replica di un vissuto infantile dovuto alla sofferenza di uno stato affettivo verso un ”oggetto d’amore” non disponibile.
L’angoscia di essere abbandonate/i, ignorate/i, di non essere degni d’amore prende il sopravvento su qualsiasi considerazione razionale. Ad ogni costo si cercherà di piegare l’altro al proprio desiderio: essere amati da chi non vuol saperne di noi.
Purtroppo nessuno può convincere qualcuno ad amarci. Non esistono ricette, incantesimi, prodigi, è un’assurda convinzione, nell’assurda presunzione di poter dominare la vita dell’altro.