Dott.ssa Emanuela Valeriani – Psicologa – Insegnante- Specializza in DSA
Il termine ”Disturbo Specifico dell’Apprendimento” fa riferimento ad una ben precisa categoria diagnostica dal punto di vista clinico e scientifico, identificata da precisi criteri oggettivi e valutabili, e pertanto va distinto dalla più generica espressione “difficoltà di apprendimento” che include più sommariamente tipologie molto diverse di difficoltà che si possono manifestare nell’ambito scolastico.
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento possono riguardare un ambito specifico, come lettura, scrittura o calcolo, anche se nella pratica clinica è più frequente incontrare l’associazione di più deficit (ad esempio disturbo di lettura e di scrittura).
Si tratta solitamente di difficoltà che si manifestano nel bambino fin dalle prime fasi del suo ingresso scolastico quando deve acquisire nuove abilità come la lettura, la scrittura ed il calcolo partendo da un assetto neuropsicologico che non favorisce l’apprendimento di queste specifiche abilità.
Tali difficoltà possono persistere in modo più o meno marcato attraverso l’adolescenza fino all’età adulta. Questo avviene perlopiù anche quando sono stati effettuati interventi riabilitativi ed educativi, che tuttavia risultano determinanti allo scopo di consentire un, se pur lento, percorso di miglioramento e soprattutto per garantire comunque appropriate condizioni e opportunità di apprendimento. L’evoluzione di tali Disturbi, in effetti, è favorita dalla precocità ed adeguatezza dell’intervento.
La dislessia dunque è una disabilità specifica dell’apprendimento di natura neurobiologica in cui il funzionamento intellettivo dei soggetti che presentano tale disturbo specifico rientra nei valori della normalità o al di sopra della media.
E’ caratterizzata da una difficoltà nel leggere e nello scrivere in maniera fluente e corretta e da abilità scadenti nella scrittura e nella decodifica. Il bambino può farlo, ma per lui non è un processo automatico quindi impiega tutte le sue risorse per poter riuscire e ciò provoca un’elevata affaticabilità che lo porta a commettere molti errori e restare indietro. Conseguenze secondarie possono includere problemi di comprensione nella lettura e una ridotta pratica della lettura stessa che può impedire una crescita del vocabolario.
Quindi, il disturbo della lettura ha come caratteristica principale l’incapacità di acquisire i livelli prevedibili per quel che riguarda l’accuratezza della lettura , la velocità o la comprensione, misurato attraverso tests standardizzati somministrati individualmente.
I sintomi comuni comprendono l’incapacità di distinguere le forme di lettere simili, o di associare particolari suoni coi simboli delle lettere. Questa difficoltà può essere notata già nella scuola dell’infanzia, ma il disturbo raramente viene diagnosticato fino a che il bambino non si dimostra incapace di acquisire i livelli iniziali di lettura. Si presenta in costante associazione ad altri disturbi (comorbilità); questo fatto determina la marcata eterogeneità dei profili e l’espressività con cui i DSA si manifestano, e comporta significative ricadute sulle indagini diagnostiche.
La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura:
- disortografia (specifico disturbo nella correttezza della scrittura intesa come processo di trascrizione tra fonologia e rappresentazione grafemica della parola.);
- disgrafia (specifica difficoltà nella realizzazione manuale dei grafemi);
- discalculia (debolezza nella strutturazione delle componenti di cognizione numerica) e, talvolta, anche in altre attività mentali.;
Quando si parla di DSA si tende a focalizzare l’attenzione su ciò che “manca”, su ciò che sa o non sa fare il bambino e ciò che si deve raggiungere.
Un aspetto importantissimo, invece, da non sottovalutare è il suo benessere psicofisico in quanto il ragazzo spesso soffre per la situazione che si trova a vivere e ciò può avere pesanti ripercussioni sia sul suo lavoro a scuola che nella sua vita personale.
Il bambino con DSA è un bambino che si impegna, ma nonostante gli sforzi immensi che fa non riesce a stare al passo con i suoi compagni di classe.
Oltre alle difficoltà di natura scolastica si affiancano in questi bambini problemi di natura emotiva, comportamentale e relazionale che non solo influenzano il loro benessere ma anche quello dei genitori.
Le figure che entrano in contatto con questi bambini possono affermare che gli ostacoli che incontrano nel loro processo di apprendimento li portano spesso ad essere demotivati, disinteressati e a mettere in atto atteggiamenti di evitamento nei confronti dei compiti scolastici per sottrarsi alla frustrazione e all’insuccesso atteso.
Nelle situazioni più estreme possono verificarsi anche casi di fobia scolare. Un percorso di consapevolezza pertanto è necessario tanto quanto il trattamento delle abilità e delle competenza scolastiche.
L’incidenza di questi disturbi è stimabile mediamente attorno al 4/5% a seconda dell’età, nonchè dei criteri e degli strumenti utilizzati dai ricercatori. Si tratta in ogni caso di valori importanti, poiché questo significa che in media ci possiamo aspettare la presenza di almeno un alunno per classe con queste difficoltà.
Tali considerazioni, hanno portato negli ultimi anni anche in Italia a focalizzare l’attenzione sulla prevenzione, mettendo a punto programmi di potenziamento dei prerequisiti degli apprendimenti scolastici di base da utilizzare già a partire dalla scuola dell’infanzia.