Dott.ssa Anna Bernardi
L’amore nei confronti di una persona con disturbo di personalità borderline è impetuoso, estenuante, intenso, sottoposto a complicazioni.
Lontano dall’essere un rapporto fatto di simmetria e reciprocità è costituito piuttosto da un attaccamento radicale e perentorio.
Non corrisponde ad una intimità condivisa, ma ha lo scopo di annullare momentaneamente tensioni esercitando un dominio sull’altro che viene usato più che avvicinato. Sono relazioni caratterizzate da possessività, tentativi di gestire il partner secondo i propri bisogni e di sottoporlo a regole molto rigide o a tecniche di manipolazione che vanno dalla seduzione al vittimismo.
Ogni volta che si percepisce l’altro lontano si generano espressioni di rabbia e reazioni esasperate di fronte al pericolo reale o presunto di essere abbandonati. Niente terrorizza il borderline più di un abbandono. E nello stesso tempo l’essere legato a qualcuno gli genera pesanti conflitti fra dipendenza e autoaffermazione.
L’ambivalenza affettiva gli provoca un’intensa aggressività verso coloro dai quali dipende a causa del potere che avverte in loro. E così il partner diventa un oggetto da amare o da distruggere in una alternanza di fasi che si ripetono.
Nelle passioni del borderline c’è un continuo avvicendarsi di idealizzazione e svalutazione in quanto non possiede una visione unitaria di sé e dell’oggetto d’amore. Nella sua mente non riesce a considerare contemporaneamente una immagine del partner con pregi e difetti: o l’amato è interamente buono o interamente cattivo. E queste due rappresentazioni si succedono a distanza di tempo brevissimo.
Lo stesso oggetto a cui solo poco prima sembrava legato acquista d’un tratto una immagine negativa a volte terrificante in cui scorgere segnali di rifiuto, indifferenza: non c’è più quello che si amava, non lo si riconosce più.
L’evento tanto temuto del distacco si sta realizzando accompagnato da un lacerante grido di rabbia e di disperazione. Ma nell’attacco aggressivo si cela una profonda paura di sprofondare, di non avere nessuno a cui appoggiarsi e si urla in un tentativo distorto di ristabilire un legame. Quello che in realtà si sta cercando è l’attenzione e l’accudimento da parte dell’altro che invece inevitabilmente rimane sconcertato, forzato ad esperire se stesso come inadeguato, con la sensazione di aver sbagliato senza sapere esattamente di cosa si tratti.
Crediti antichi non riscossi di sentirsi amati, capiti, di valere, fanno vivere il borderline in uno stato di scansione perpetua dell’ambiente circostante, sensibilissimo e più che mai vigile a ciò che l’altro è o fa.
Suoni, odori, rumori, comportamenti: tutto viene notato e accompagnato da un’esagerata intensità. E nonostante questo esame accuratissimo non emerge mai un sentimento di fiducia nei rapporti. Convinto che il mondo sia pericoloso e malevolo capta immediatamente l’insincerità, chi si esprime in modo poco chiaro, ambiguo.
Non si sfugge allo sguardo del borderline: mai fingere perché lui sa percepire la disposizione interna di chi ha di fronte.
Valuta costantemente l’altro nel suo atteggiamento emotivo e comportamentale. In modo contradditorio e fluttuante cerca prove di vero interesse nei propri confronti e non si quieta mai. Il legame col partner, messo alla prova senza tregua, fa emergere i bisogni di vicinanza e protezione non appagati negli originari attaccamenti.
Nessuna relazione sembra poter colmare la mancanza di un oggetto interno contenente e confortante.