Dott.ssa Anna Bernardi
Nella più che estesa letteratura relativa al Disturbo Borderline di Personalità (D.B.P.), fra gli autori che hanno approfondito gli aspetti innumerevoli e variegati che caratterizzano tale patologia, da sempre ho considerato un riferimento Antonello Correale. Psichiatra, psicoanalista, membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana, formatore eccelso, un vero didatta che mette a disposizione i suoi studi e le sue conoscenze con sapienza e generosità.
Il D.B.P. è descritto in tutte le sue caratteristiche nel DSM e si ritrova rappresentato oltre che nella letteratura scientifica in poesie, canzoni, film, autobiografie.
Sembra essere oggi un disturbo diffuso e conosciuto, ma tutto questo può essere davvero d’aiuto? È una domanda a cui risulta difficile rispondere. Tanta “popolarità” non sempre può apportare ad un approfondimento vero.
Certo è che l’approccio del professor Correale è straordinario non solo perché come ha lui stesso ha più volte dichiarato, questa tematica lo affascina e lo coinvolge, ma in quanto ascoltandolo si riesce a percepire quasi dal “di dentro” l’universo di chi presenta un Disturbo Borderline di Personalità.
Di seguito alcuni concetti chiave su tale patologia integrati e dispiegati anche alla luce dell’esperienza specifica e penetrante trasmessa dal professor Correale.
L’universo interiore del borderline
La persona con Disturbo Borderline di Personalità manifesta la propria modalità interiore senza veli, nudo, scoperto, con la conseguenza di poter essere eccitante, ma nello stesso tempo a causa di questa esposizione così diretta, prova anche tanto timore e spavento. Tale nudità che sta ad indicare la mancanza di un guscio, di una protezione gli fa anche arrivare tutto direttamente sulla pelle, senza filtri. Come dimostra la neurofisiologia, il borderline non è in grado di modulare gli stimoli: tutto è amplificato, potente, eccessivo e a volte esplode in qualcosa di lancinante, travolgente.
Di fronte a queste intense emozioni, le reazioni sono per lo più rapide e immediate. Con impulsività e aggressività si passa all’atto, senza pianificare la propria condotta o avere una valutazione razionale e consapevole delle conseguenze.
Il rumoreggiare continuo delle emozioni sembra non dare tregua al border e si accompagna ad una alterazione dell’umore, senso di inquietudine, irrequietezza, allarme: attesa che qualcosa di sgradevole accadrà.
È come essere sempre in preda di una burrasca in cui la realtà sembra entrare dentro violentemente e sradicare, modificare, alterare, distruggere, separare. C’è in lui una mancanza di riposo, un allarme continuo di chi si aspetta che sia imminente qualcosa di violento o accadimenti che abbiano a che fare con la giustizia, la prepotenza, l’arroganza. E anche quando ci sono momenti di pausa c’è sempre la possibilità che compaia il male. In questo dramma il border si sente completamente solo: nessuno sembra poter alleviare il suo stato, ma ha un bisogno disperato di qualcuno che lo faccia. Qualcuno che lo accetti e lo protegga perché egli è incapace di tollerare la solitudine e l’isolamento.
Ma nei rapporti interpersonali non cerca vera condivisione. Prevale l’attaccamento, la gestione dell’altro secondo i propri bisogni. Per un border l’altro non è mai abbastanza. Viene accusato di essere disattento, poco dedito, lontano, fatto oggetto di espressioni di rabbia inappropriata. Dopo ogni reazione di questo tipo il border prova vergogna, colpa, la sensazione di essere “cattivo” e indegno di essere amato.
Se qualcuno fa delle critiche nei suoi riguardi, il border emette giudizi rigidi e inflessibili, non le accetta anzi tenta di screditare l’altro, di distorcerne le intenzioni ma è solo perché in realtà non crede nel proprio valore.
Quell’atteggiamento di superiorità, da detentore di verità assolute che non fa esprimere liberamente gli altri e non presta ascolto alle loro opinioni, definito da alcuni “orgoglio distruttivo”, è solo una falsa autostima che cela la paura di sentirsi fragile e vulnerabile, intrinsecamente inaccettabile e quindi destinato all’abbandono.
L’altro: il nodo centrale del disturbo borderline
Nel suo bisogno infinito di affetto il borderline specie all’inizio di un rapporto cerca quasi sempre di mostrarsi seducente, di conquistare ma nello stesso tempo ha un altrettanto bisogno intenso di nutrimento narcisistico e mal sopporta ogni genere di frustrazione.
Con gli altri litiga, attacca, sbatte la porta, grida che è l’ultima volta che lo si vedrà ma solo dopo poco ritorna più pacato salvo poi riproporre molto presto le stesse scenate.
E questo sconcerta.
Tutti sono abituati alla continuità: ci si aspetta che se ci si dice ”sono contento di vederti” non si potrà essere respinti il secondo dopo. Ma per il border questi comportamenti non sono ambivalenti né tantomeno una rottura. Possono esserlo in quell’istante, ma subito dopo si riaffaccia la dipendenza, il bisogno del legame. Sa vivere solo rapporti tempestosi in cui c’è sempre la possibilità continua di annodare e rirompere, di spezzare e ricollegare.
Quasi sempre egli sceglie una persona a cui affida per una lunga o breve parte della sua vita, il compito di stabilizzare il suo senso di smarrimento, di vuoto, di rabbia, di angoscia, di mancanza di coerenza. Ma se l’altro, a cui ha affidato tale funzione non telefona, pronuncia una frase antipatica, distoglie l’attenzione su di lui, fa notare una mancanza, promette e non mantiene ecco che avviene una frattura fra lui e l’altro ed essa determina una disforia ed un meccanismo dissociativo automatico che mette in moto una modalità violenta, impulsiva o disperata di comportamento.
Si può arrivare a supplicare l’altro purché ritorni. Se poi la relazione si ricostituisce in qualche modo, il borderline ritrova una certa apparente quiete e si chiede come sia potuto succedere tutto ciò.
Gli scatta dunque il momento delle promesse, del “non lo farò mai più”, ma se dopo poco c’è di nuovo un passo falso nell’interazione, si ricomincia da capo.
Questa è la stabile instabilità: è il fatto che il border non può fare a meno di vedersi e concepirsi inserito in una relazione fondamentale continuamente soggetta al rischio di tradire, di spaventare, di deludere e questo mette in moto dissociazione, modalità ripetitive di comportamento, stati d’animo disforici e, nei casi peggiori, comportamenti disperanti, come violente aggressioni ad altri ed anche a se stessi.